Tito Traversa morto: non sono pentito, scalare era la sua vita, parola del padre

 

TITO TRAVERSA –  A pochi giorni dalla morte del piccolo Tito Traversa, promessa del climbing italiano, il padre Giovanni rilascia una commovente intervista in cui parla del figlio deceduto.

“Voglio andare a Orpierre a vedere il punto in cui Tito è caduto” dichiara sicuro Giovanni Traversa, anche lui appassionato di scalate.

Il genitore non si arrende all’idea che il ragazzino, campione italiano e internazionale, possa essere semplicemente caduto da una parete così semplice.

Voglio capire che cosa è successo. Quella è una delle più belle falesie francesi ma è anche una delle più facili da arrampicare. Tito quando si riscaldava di solito affrontava salite ben più difficili. Voglio vedere con i miei occhi da dove è caduto“.

Tanti infatti sono ancora gli interrogativi che ruotano intorno alla tragedia, tanto che la gendarmeria francese ha già aperto un’inchiesta.

Dalle prime testimonianze pare che la disgrazia possa essere dovuta a dei rinvii, i paletti che servono per fissare le corde di sicurezza, fissati male.

 “Mi hanno detto che doveva salire con una coetanea. Credo che sia successo quello che succede spesso quando si è in gruppo. Al più esperto viene chiesto sostanzialmente di fissare i “rinvii”, di preparare la strada insomma. Lui è arrivato alla cima, forse uno dei rinvii della ragazza non ha tenuto ed è venuto giù”.

Tito aveva cominciato a sviluppare un’irresistibile passione per l’arrampicata fin da giovanissimo, come racconta il padre.

Con un mio amico volevamo rivedere le pareti che avevamo scalato. Tito e la figlioletta del mio amico provarono. Lui è sempre stato uno sportivo: a quel tempo giocava ad hockey su ghiaccio ed era bravo. Quel giorno però scoprì l’arrampicata. Al ritorno volle passare da Finale per vedere dove ero riuscito a fare “l’ottava” quando ero giovane. È lì che mi ha sussurrato in un orecchio ridendo: “Voglio diventare più bravo di te”. E c’è riuscito. Ha fatto cose che per me erano impossibi”.

In attesa di poter riportare indietro la salma del figlio, il cui espianto degli organi ha salvato tante vite, ecco il programma di Giovanni Traversa, padre schiacciato dal dolore ma non dal rimorso.

Torneremo ad Ivrea, insieme. Prima però andrò ad Orpierre, davanti a quella falesia dove è finito tutto. Per Tito e per me. Andrò lì per capire, per trovare una spiegazione anche se so che nulla potrà arginare la mia pena e che anche sapere che cosa è successo non mi ridarà il mio Tito”.

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