Belen si scaglia contro Camilla, che vuol far chiudere il suo programma

Belen non ci sta: risponde apertamente a Camilla, la ragazza che qualche giorno fa aveva lanciato in rete una petizione per far chiudere il programma condotto da Belen su Italia Uno”Come mi vorrei”, adducendo come motivazione che il modello di bellezza proposto dalla conduttrice fosse stereotipato. Il bello è che ha raggiunto 30mila firme.

BELEN NON CI STA E RISPONDE A CAMILLA

come mi vorreiBelen  allora non se la prende solo con Barbara D’Urso. Risponde anche alle critiche della 20enne studentessa di Padova scrivendo su facebook una sua riflessione:

In Italia per cambiare una legge nessuno fa niente, invece per cercare di far chiudere un programma si raccolgono firme, quando basterebbe semplicemente cambiare canale. Una buona giornata piena di sorrisi!”

E successivamente posta l’articolo del Corriere che si è occupato della storia. per chiarire meglio le vicende.

Secondo Camilla Come mi vorrei sarebbe «maschilista e pieno di stereotipi. Potrebbe chiamarsi Come mi vorreste voi. Una ragazzina che lo guarda è portata a pensare che l’unico modo per avere un ragazzo ed essere accettata dagli altri sia cambiare radicalmente per aderire a un’immagine stereotipata e falsa dettata da una società omologante». La petizione si riferisce alla prima puntata, quando Linda, 21enne dal look gotico ma che ripete «mi piaccio così», chiede a Belen un aiuto: «Invece di ricevere consigli, viene insultata e presa in giro per come si veste, le viene detto che deve cambiare senza tenere in conto le sue opinioni». Troppo per Camilla. Ma non per il direttore di Italia1, Luca Tiraboschi: «Stiamo parlando di un people show, di intrattenimento. Non credo sia compito della tv commerciale e in particolare di un programma come questo fare dell’introspezione psicologica approfondita». Per il direttore non bisogna dimenticare «che le ragazze si rivolgono a noi per avere dei consigli. Oggi vanno di moda gli instant book , noi facciamo degli instant look e, se la protagonista non ci si rivede, dal giorno dopo può tornare come prima». Ma, in una rete che si rivolge ai giovani, non rischia di passare il messaggio che quello che gli altri pensano sia più importante di come si sente ogni ragazza? «Sono consigli. I pionieri con questo genere di programmi siamo stati noi con Il brutto anatroccolo, ma ora ce ne sono di simili su Real Time, Mtv, FoxLife, e nessuno dice niente. Ma siccome qui c’è Belen scatta la polemica».
Una congiura? «È un personaggio catalizzante e attira più critiche degli altri. Invece è perfetta per il programma: per le ragazze è come ricevere consigli dall’amica che ce l’ha fatta. Anche lei ha avuto le sue insicurezze». Ogni tanto le sfuggono commenti non proprio tenerissimi. Eppure, per Tiraboschi «è troppo blanda. Il rapporto è quello tra il coach e il pugile all’angolo: a volte è necessario essere aspri per scuotere». Non la vede così Anna Oliverio Ferraris, psicoterapeuta e autrice di libri tra cui Chi manipola la tua mente: «I media hanno una evidente tendenza a semplificare la figura femminile, riducendola al look. Si finisce per proporre modelli che non fanno bene perché non sono raggiungibili». Secondo la psicoterapeuta: «Da una parte programmi come questo semplificano la diversità, dall’altra alimentano l’insicurezza che spinge le ragazze a partecipare facendo capire loro che davvero non andavano bene». Tiraboschi non lo pensa. Ma una suggestione la accoglie: «Siamo alla prima edizione: non è detto che non si possa recepire il suggerimento per la prossima». Di chiusura, insomma, non se ne parla”.

Certo che farsi cambiare il look da Belen che è un modello di perfezione è un po’ frustrante per le giovani candidate al cambiamento dell’immagine. Forse era meglio Amanda Lear ne “Il brutto anatroccolo”.

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