Trento: professoressa perde il posto di lavoro perché lesbica

studenti_professoressa_-jpg-crop_displayIl suo contratto non è stato rinnovato. Dopo anni di insegnamento al Sacro Cuore di Trento, una professoressa è stata malamente cacciata dalla scuola a causa della sua presunta omosessualità.

La scuola, nelle vesti della direttrice Eugenia Libratore, avrebbe chiesto alla signora di confermare o smentire le voci sul suo orientamento sessuale e le avrebbe addirittura proposto un percorso di riabilitazione (?!), pena il mancato rinnovo del contratto in scadenza. La donna si sarebbe rifiutata di rendere partecipe la scuola dei suoi gusti sotto le lenzuola e avrebbe così perso il lavoro. Ad annunciarlo il comitat0 Tsipras di Trento, che ha denunciato pubblicamente l’accaduto.

Ecco cos’ha raccontato la professoressa, ricordando il giorno della convocazione: “Già all’ingresso sono stata bloccata dalla portineria, dove mi hanno spiegato di aver avuto ordine di farmi accomodare non nella segreteria, come sarebbe stato normale, ma nella sala ricevimento. Non è un dettaglio, perché nella sala scelta nessuno poteva sentire alcunché del colloquio. A posteriori, ho capito che con ogni probabilità si volevano evitare testimoni dell’incontro”.

“Mi sono stati rivolti numerosi apprezzamenti per il mio lavoro, ma il ‘problema’, come lo ha chiamato lei, erano le voci che giravano sul mio conto” continua la signora, parlando dell’incontro con la madre superiora. “In breve ho capito che il problema era legato al mio orientamento sessuale, e che mi veniva richiesto di smentire queste voci. In cambio, la scuola avrebbe ‘chiuso un occhio’ sulla mia situazione. A questo punto mi sono arrabbiata, non mi aspettavo certo un colloquio così surreale. Mi è stato chiesto se è vero che ho una compagna. La direttrice ne parlava come se fosse del tutto normale entrare in questo genere di dettagli”.

Mi sono arrabbiata. Le ho fatto notare che tutto ciò che attiene alla mia vita sessuale e sentimentale non può essere oggetto di discussione, sono questioni del tutto private ed estranee alla mia professione. Credo fosse sufficiente una smentita verbale, ma il fatto che io abbia rifiutato di rispondere dev’essere stato preso come un’implicita dichiarazione di omosessualità”.

Questa non-risposta è costata alla prof il suo posto di lavoro. “Noi insegnanti a tempo determinato sappiamo da subito la data d’inizio e di fine del contratto. Che senso aveva convocarmi? Per informarmi che il rapporto di lavoro era terminato? Lo sapevo già. Non voglio più avere nessun tipo di rapporto con un istituto che ha una posizione così scorretta e omofoba e che si pone fuori dalla Costituzione. Su questo, non sono disposta a scendere a compromessi”.

Stefania Giannini, responsabile del dicastero, ha assicurato che “valuterà il caso con la massima rapidità” e che “se emergesse un episodio legato a una discriminazione di tipo sessuale, agiremo con la dovuta severità”.

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