L’ibernazione ora è realtà anche in Italia: costi a partire da 28mila euro

L’ibernazione è una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Su queste basi è nato il concetto di crioconservazione, ovvero l’ibernazione di un corpo umano prima della morte celebrale al fine di “scongelarlo” in un secondo momento. Un sogno per tutti coloro che soffrono di una grave malattia e che potrebbero così aspettare, senza invecchiare/morire, una cura futura.

Ibernazione e crioconservazione

Per motivi legali la crioconservazione è possibile solo su corpi morti, e va fatta nel lasso di tempo che passa dal blocco del battito cardiaco alla morte cerebrale, sperando di conservare intatte le strutture nervose. Il corpo viene immerso a testa in giù in una cisterna chiamata tewar contenente azoto liquido a -196 gradi e conservato così fino alla data definita in fase contrattuale. Già più di 2mila persone hanno firmato per la propria crioconservazione con le poche aziende che se ne occupano nel mondo, le americane Alcor e Cryonic Institute e la russa Cryorus, che ospitano nelle loro cisterne già più di 2oo corpi.

La crioconservazione in Italia

Inglesi e tedeschi sono grandi fan dell’ibernazione, ma il fenomeno si sta diffondendo piano piano anche in Italia, dove già una decina di persone hanno affidato la propria vita (o la propria morte?) a queste società, che per il trattamento di conservazione chiedono dai 28mila ai 150mila euro.

Il primo a sottoporsi a crioconservazione è stato l’imprenditore 75enne Aldo Fusciardi, il cui corpo è stato immerso nella sua tewar nel 2012. La speranza di Aldo era quella di tutti coloro che si affidano alla crioconservazione: “che la scienza della rianimazione tra cinquanta o cento anni sarà molto più avanzata di oggi – come spiega Max More, il capo della Alcor – le persone che oggi soccombono ad una condizione fatale sono in effetti recuperabili. L’obiettivo è riuscire a preservarli per il futuro, quando una tecnologia più avanzata sarà in grado di riportarli in vita. Questa è la base della crionica“.

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