“Non prendere la metro il 1° maggio”: è allarme attentato su WhatsApp

Sarà capitato anche a voi di ricevere un messaggio su WhatsApp o di leggere un post su Facebook su un presunto atto di terrorismo programmato per il primo maggio.

“Non prendere la metro il primo di maggio”

Tutto comincia con una ragazza che si accorge che un uomo arabo ha appena perso il portafoglio. La ragazza lo raccoglie, rincorre l’uomo e gli consegna il portafoglio. Lui la ringrazia, sembra commosso. Lei risponde “Non c’è di che” e si allontana. L’uomo ci pensa su un attimo e poi le corre dietro. “Aspetta, voglio dirti una cosa perché sei stata davvero gentile con me – le sussurra – Non prendere la metropolitana il prossimo primo maggio: succederà una cosa terribile“.

Leggenda metropolitana o realtà?

Di solito il messaggio (noi lo abbiamo ricevuto addirittura in formato audio da una conoscente che sosteneva di essere la ragazza protagonista della vicenda) si conclude con il classico “Fate girare, avvisate tutti“. Il che già di per sé dovrebbe insospettirvi: se fosse successo a voi che avreste fatto? Vi sareste fiondati dalla polizia per prevenire una possibile catastrofe o avreste affidato migliaia di vite umane a un messaggino su WhatsApp inviato a qualche amico?

Un’altra domanda sorge spontanea: considerando gli anni di lavoro che stanno dietro a ogni attentato terroristico, perché mai uno degli organizzatori dovrebbe “rovinare tutto” rivelando luogo e data dell’attentato a una perfetta sconosciuta che presumibilmente si recherà immediatamente alla polizia (o in questo caso su WhatsApp)?

Se non vi basta la logica e non siete ancora convinti (perché magari, come noi, avete ricevuto il messaggio da qualcuno di cui vi fidavate) sappiate che la favola dell’attentatore pentito gira ormai da anni. Per la precisione, in Italia ha cominciato a circolare a partire dal 25 marzo 2004, come rivela Paolo di Attivissimo (il sito smaschera-bufale più famoso del web) e ancor prima in America, poco dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

Impostazioni privacy