Domenico, il ragazzo morto in gita. Parla un compagno di classe: “Ecco com’è andata davvero”

Continua ad essere avvolta dal mistero la morte del 19enne Domenico Maurantonio, lo studente precipitato dalla finestra dell’hotel in cui era in gita. A svelare cosa sarebbe accaduto quel tragico giorno è un compagno di classe di Domenico, intervenuto ai microfoni di Mattino Cinque.

maurantonio-domenico_980x571-2DOMENICO, PARLA UN COMPAGNO DI CLASSE

«Verso le 7.30 ci siamo svegliati e ci siamo subito accorti che c’erano le scarpe, il portafoglio, gli occhiali e il cellulare di Domenico in stanza. All’inizio abbiamo pensato fosse in bagno. Siamo entrati ma non c’era».

«A quel punto – ha continuato il ragazzo – siamo andati giù a chiedere a tutti quanti se avevano visto Domenico perché all’inizio pensavamo fosse andato da qualche parte, in qualche altra stanza perché magari non aveva voglia di dormire. L’unica cosa che ci sembrava strana è che avesse lasciato le scarpe non avendo nemmeno le pantofole… Abbiamo visto le feci al centro del pianerottolo dell’ascensore e abbiamo pensato fosse stato un cane, qualche padrone maleducato. Siamo scesi nella sala colazione dove c’erano molti compagni di classe ma non tutti e abbiamo iniziato a chiedere se avevano visto Domenico anche ai ragazzi dell’altra sezione. Nessuno l’aveva visto e abbiamo iniziato a preoccuparci. A quel punto io e un altro compagno siamo andati a dirlo ai professori e, mentre lo stavamo dicendo, è arrivata la polizia che ha preso il nostro professore e ha detto: “Ha visto per caso questo ragazzo?”, mostrando una foto, io ero dietro e ho riconosciuto Domenico».

«In quell’albergo a Milano non girava chissà che gente, durante quella notte abbiamo visto anche persone ubriache, assieme a prostitute» ha dichiarato il ragazzo che ha aggiunto di «non escludere» che ci possa essere stata nei corridoi dell’hotel «una persona che abbia reagito male o che possa aver fatto qualcosa a Domenico».

«Noi eravamo giù nella hall a mangiare la pizza – ha raccontato il giovane – e abbiamo visto passare della gente abbastanza ubriaca, in compagnia di ragazze vestite in una maniera che abbiamo intuito fossero delle prostitute». 

«Verso le 7.30 ci siamo svegliati – ha detto – e ci siamo subito accorti che c’erano le scarpe, il portafoglio, gli occhiali e il cellulare di Domenico in stanza. All’inizio abbiamo pensato fosse in bagno. Siamo entrati ma non c’era».

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