Elna Baker, la scrittrice che pesava 120 kg: “Ho perso 49 chili ma non riesco ad accettarmi”

La protagonista della storia si chiama Elna Baker, è una scrittrice di 120 chili, che dopo una dieta rigida ne ha persi 49 ma, nonostante tutto, non riesce ancora ad accettarsi. Il suo racconto ha subito fatto il giro del web diventando il simbolo di molte donne che hanno il suo stesso problema.

elna baker ELNA BAKER, LA SCRITTRICE CHE NON RIESCE AD ACCETTARSI

«Ho raggiunto il mondo delle persone di medie dimensioni. Ma questo non significa che io abbia raggiunto un equilibrio. Seduta in quella vasca nella Spa, ho pensato a tutte le cose che ho fatto al mio corpo: l’ho odiato, nascosto, l’ho fatto morire di fame. L’ho tagliato. Gli ho fatto male. L’ho fatto guarire. Ho promesso a me stessa che ogni volta che avrei guardato quella cicatrice, mi sarei sentita grata per il mio corpo – e poi ho dimenticato quella promessa», racconta Elna.

Dopo aver perso quasi 50 chili, Elna si è ritrovato con un eccesso di pelle sulla pancia, sulle braccia e sulle coscie. Neanche il ricorso alla chirurgia plastica ha risolto i suoi problemi.

«Recentemente – racconta a Refinery29per una fuga romantica, il mio ragazzo mi ha portato in una Spa per una serie di trattamenti rilassanti. Niente di più lontano dalla verità. Si trattava di un «esperimento per la salute mentale» dove si fanno le cose come terapie di gruppo e meditazioni per aiutare a «integrare il corpo, la mente, il cuore e lo spirito». E’ tutto molto bello, ma io avrei preferito che mi facessero solo le unghie.

La prima notte, il programma prevedeva le terme di gruppo all’aperto. Bisognava stare nudi in pubblico. Nuda? Non sto mai nuda in pubblico. Mai.

Non fraintendetemi: ero felice di avere perso peso. Avevo fatto qualcosa che avevo sempre considerato impossibile. Ma, dopo, mi sono ritrovata con tanta pelle in più. Per molto tempo, ho cercato di rassodarla con lozioni e con l’esercizio fisico. Alla fine, ho fatto ricorso alla chirurgia plastica. Non l’ho fatto per modificare il mio aspetto, naturalmente. Volevo solo vedere come sarebbe stato il mio corpo se non avessi mai messo su peso.

Ho subito quattro interventi, eliminando oltre 10 chili di pelle in totale. Per guarire, ho dovuto stare con le gambe divaricate a letto per un mese. Scusate, compagni di stanza. Ora, ho una cicatrice che gira completamente attorno alla mia vita, come se un mago mi avesse tagliato a metà. Ho due cicatrici che percorrono le mie gambe come il cavallo dei pantaloni. Ma anche l’intervento chirurgico non è riuscito a rimuovere tutta la pelle in più. Quando tengo aperte le braccia e le gambe, ho ancora l’aspetto di un scoiattolo volante. Ho smagliature che scendono dalle spalle, e se mi chino, le mie tette cadono come sacchetti vuoti.

Quindi no, non mi piace essere vista nuda.

Ma l’ho fatto. Ho camminato sul patio poco illuminato, nuda, in pubblico, per la prima volta nella mia vita adulta. Per distrarmi, ho inventato una canzone, che cantavo nella mia testa mentre passavo davanti agli altri. Il mio fidanzato non mi aveva mai visto comportarmi così, e mi ha chiesto se stavo bene. Mi sono accigliata, come un adolescente scontroso. Dopo circa 10 minuti, non ne potevo più e mi sono scusata, poi sono andata a fare un bagno da sola. Mi sono immersa lasciando che l’acqua mi nascondesse come una coperta. Tutto era sommerso tranne che il perfetto, bianco cerchio del mio ginocchio spuntava fuori dall’acqua. Non ho molti ricordi del mio corpo, di quando ero enorme. Facevo in modo di non guardarlo. Allo specchio, ho sempre e solo visto la mia faccia. Nel primo anno di liceo, ero così grassa che quando facevo il bagno nella vasca, non riuscivo a coprirmi completamente con l’acqua. Mi ricordo la prima volta che è accaduto: Tutto il mio corpo era sommerso ad eccezione di un cerchio di bianco, la mia pancia, rimasta fuori dall’acqua. L’ho guardata e ho deciso che non era una parte di me. L’ho chiamata «isola».
Penso che la gente creda che esistano solo due alternative: o si ama e accetta il proprio corpo, o si sta cercando di risolvere i problemi. Io non vivo né una situazione né l’altra. O, forse, entrambe contemporaneamente. Cerco di accettare me stessa, ma faccio fatica. Vorrei essere in forma ma non voglio andare in palestra. E, il mio peso oscilla, in un modo che non aiuta.

Il giorno successivo, abbiamo partecipato a un incontro in cui ognuno si sedeva su una sedia di fronte al gruppo di sconosciuti e parlava di qualcosa con cui era alle prese. Mi sono alzata e ho parlato del mio corpo. La cosa strana era che gli sconosciuti – tutte quelle belle persone che avevo visto nude la notte prima – hanno detto che avevano lottato per le stesse cose.

Il consiglio che mi hanno dato è stato questo: «Smettila di usare il passato per avvelenare il presente. Non lasciare che ti impedisca di ottenere le cose che la vita ti mette a disposizione ora.

Io non so voi, ma io sono così stanca di lottare per la cazzo di bellezza. Ho perso dal 10 al 20% del mio tempo a pensarci ogni giorno negli ultimi 20 anni. Pensieri che mi hanno tolto la possibilità di dedicarmi a cose più importanti. E, dopo tutto questo tempo, non ho nemmeno risolto i miei problemi.

Mi sentirei un’ipocrita a dire agli altri di accettare se stessi quando io non lo faccio. La verità è che secondo me tutti dovrebbero accettare se stessi – tutti, tranne me. Questa è la malattia che sto ancora cercando di superare».

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