Calabria, il paese contro la 16enne stuprata per anni: “Se l’è cercata”

violenza-sessualeMelito Porto Salvo – Aveva solo 13 anni quando si era invaghita di un ragazzo del paese con cui, inizialmente, aveva intrecciato quella che sembrava una classica relazione sentimentale. Fino a quando le richieste di lui si sono fatte sempre più pressanti e più spaventose.

Poi sono arrivati gli altri. Un gruppo di otto ragazzi tra i quali spiccava Giovanni Iamonte, figlio di Remingo, un presunto boss della ‘ndrangheta attualmente detenuto. La ragazzina è stata costretta per tre lunghi anni a soddisfare le richieste di tutto il gruppo, a volte anche di più ragazzi in contemporanea. Se non lo avesse fatto, loro avrebbero diffuso alcuni scatti intimi di cui era protagonista, rovinandole per sempre la reputazione. E così lei cedeva: loro andavano a prenderla direttamente all’uscita dalla scuola media Corrado Alvaro, la caricavano sull’auto, la portavano in un posto sicuro e la violentavano, a turno.

L’incubo è finito quando sono intervenute le autorità, e un’inchiesta ha portato all’arresto degli otto ragazzi.

Per la giovane calabrese è stata organizzata una fiaccolata di sostegno. Fiaccolata alla quale, però, hanno partecipato solo in 400 persone su 14mila abitanti. È infatti opinione diffusa, a Melito Porto Salvo, che in fondo la giovane se la sia cercata.

Ci dispiace per la famiglia, ma non doveva mettersi in quella situazione”, “Sapevamo che era una ragazza un po’ movimentata” sono solo alcuni dei commenti raccolti da La Stampa.

Purtroppo mi aspettavo questo tipo di partecipazione – ha commentato il padre della teenager – Tante volte avrei voluto andarmene da questa situazione. Non mi piace usare la parola schifo, perché a Melito ci sono cresciuto. Ma se potessi, certo, se non avessi il lavoro, prenderei mia figlia e la porterei lontana. Abbiamo cercato solo di difenderci”.

Un lungo incubo quello vissuto dalla ragazzina, che in quei tre anni ha sviluppato problemi alimentari e ha spesso saltato la scuola: “Non avevo più stima in me stessa. Certe volte li lasciavo fare. Se mi opponevo, dicevano che non ero capace. Mi veniva da piangere. Mi sentivo una merda”.

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