Giuliano Sangiorgi contro i talent show: meglio partire dai piccoli locali

GIULIANO SANGIORGI – Il leader dei Negroamaro ha voluto dire la sua sui talent show nel corso di un’intervista con il Nuovo Quotidiano di Puglia dedicata ai suoi esordi:

“A Copertino ho cominciato a muovere i primi passi, l’ambiente familiare mi ha molto aiutato. Può sembrare strano, ma quando in una piccola realtà hai una grande passione trovi il terreno fertile per fare quello che più desideri. Una passione che ti faceva stare chiuso in casa sino alle 3 di notte per il piacere di toccare le corde della chitarra. Era un crescente atto d’amore per la musica che ti spingeva anche a cercare tuoi coetanei con i quali suonare e condividere quella passione. Oggi tutto questo mi sembra un po’ lontano, eppure sono passati appena dieci anni. L’irruzione dei talent-show ha stravolto l’ordine delle cose. Ora la tv è il punto di partenza di una possibile carriera, ma così non va bene”.

E ancora.

“È chiaro, la musica è un movimento dell’anima, è un modo per stare insieme, per condividere un’esperienza. Trovare una cantina, un buco, un sottoscala dove suonare, è da lì che si deve partire. Poi, si può percorrere una strada, ma alla base deve esserci una convivenza musicale come esperienza e atto di maturità. Guardi, con questo discorso non voglio giudicare le qualità dei giovani che esplodono grazie ai talent-show. Non è questo il problema, semplicemente voglio affermare che la musica, per ragioni evidenti, non può non passare dai media, ma deve partire e deve ritornare a noi stessi, quasi a segnare un’identità, un modo d’essere che tocca il cuore e la mente di ciascuno. Insomma, i ragazzi talentuosi ci sono, sbagliato è il sistema che li promuove”.

Da dove partire, quindi? Giuliano Sangiorgi un’idea ce l’ha.

“Il discorso è maledettamente serio. Un ruolo importante dovrebbero averlo i piccoli locali, i pub, dove i giovani potrebbero cominciare a farsi conoscere. I Negramaro non sarebbero mai arrivati ad esibirsi a San Siro davanti a 50mila persone, se non avessero avuto alle spalle le esperienze giovanili in locali come il Ritual, il Candle. È da lì che bisogna partire”.

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