TABLOID, tra tette e delitti, specula sul dolore. Parola di Aldo Grasso

TABLOID – E’ cominciato da poco, e già arrivano le prime critiche al nuovo settimanale d’informazione di Studio Aperto e Videonews, Tabloid. E che critiche! Aldo Grasso (dopo aver sparato a zero anche su Tamarreide), su Corriere.it, ci va giù pesante accusando Tabloid di speculare sul dolore. Noi vi riportiamo interamente il suo articolo, ma ci interessa avere anche una vostra opinione!

Nel mondo dell’editoria, per tabloid s’intendono quei giornali, il cui formato è più piccolo di quelli tradizionali, scritti con un linguaggio per così dire molto popolare: enfatizzazione delle notizie di crimine, gossip, cronaca rosa, vita di corte, lelemorismo a mille, cazzeggio.

Mediaset non contenta di aver dato i natali a «Lucignolo» e a «Bikini!», non contenta di un’informazione che, giorno dopo giorno, sta stranamente rinunciando all’autorevolezza per abbracciare l’insostenibile leggerezza di «Chi», ha dato vita a un nuovo appuntamento, benedetto da Giovanni Toti, Claudio Brachino e Mauro Crippa, che ha spiegato: «Questo è un momento fortunato per l’informazione in tv, la gente vuole essere informata».

Tu chiamala, se vuoi, informazione: parlare dello sciagurato delitto che vede imputato Riccardo Bianchi (con gli amici delle due vittime che su un prato venerano l’immagine dei morti, come se partecipassero a un picnic), invitare in studio Massimo Picozzi (ma può un criminologo parlare in pubblico dei casi che ha professionalmente seguito?), fingere di chiedersi le ragioni della rottura fra George Clooney ed Elisabetta Canalis, intervistare Lele Mora, curiosare sui preparativi delle nozze di Alberto di Monaco, stilare pagelle sui vip.

Tette e delitti: appunto, tu chiamala, se vuoi, informazione (Italia 1, martedì, ore 21.10)…
In studio Monica Gasparini a fare da chioccia a due belle statuine, Silvia Carrera e Monica Coggi: le Charlie’s Angels di tutti i colori della cronaca, ovvero della cronaca che ne combina di tutti i colori.
La serata è partita in nero: ormai la rappresentazione dei delitti in tv, a cominciare da «Chi l’ha visto?» o da Bruno Vespa, segue fatalmente un format. Il che significa svuotare di ogni pietà il racconto, nascondere dietro un formulario la responsabilità personale, spacciare la tv del dolore per informazione.

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