Freddie Mercury, il ricordo dell’assistente personale del cantante

FREDDY MERCURY – A vent’anni dalla morte di uno dei miti della musica internazionale, Freddie Mercury, il suo assistente personale Peter Freestone, ha deciso di raccontare il Freddie intimo, quello privato, in una intervista a Vanity Fair.

Il ricordo più bello che ho è l’immagine di Freddie, con gli amici, che piega la testa all’indietro, spalanca la bocca e ride. Lo faceva solo a casa, perché si vergognava dei denti sporgenti e in pubblico per ridere si copriva la bocca con la mano. Eppure rifiutò di operarsi per modificare l’arcata dentale: aveva paura di perdere il suo timbro di voce”.

C’era qualcosa che non sopportava di Freddie? “Poteva essere incredibilmente prevedibile. Quando eravamo a New York per esempio, aveva una precisa routine: andava sempre negli stessi luoghi e vedeva sempre le stesse persone alla stessa ora”.

Come prese la notizia della malattia? “Capì che la sua vita si sarebbe accorciata e lo accettò. Aveva detto al medico: ‘Se volete sperimentare dei farmaci su di me fate pure: non mi serviranno ma forse salveranno altri'”.

L’ha mai vissuta come una colpa? “Mai. Freddie non pensava potesse ammalarsi di Aids, anche se era la ‘malattia dei gay’ all’epoca. Era rimasto scosso, quando un anno e mezzo prima di ammallarsi, uno dei suoi più cari amici americani ne morì. Ma questo non gli fece cambiare il suo stile di vita eccessivo”.

Oggi avrebbe 65 anni: pensa che sarebbe ancora sul palco? “Nei concerti riempiva la scena ma sapeva che col tempo non avrebbe più retto quei ritmi. Non voleva deludere i fan. Oggi avrebbe scritto canzoni e prodotto altri cantanti”.

E della scena musicale di oggi che avrebbe pensato Freddie? “Avrebbe detestato i talent show perchè non scoprono talenti: nessuna canzone suonata lì è originale. Lui apparteneva a una generazione di cantanti molto più interessati alla musica che al contorno: credo che di una come Lady Gaga avrebbe detto che è un prodotto, molto più manipolata di quanto lei stessa si renda conto”.

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