Royal Baby: ecco perché è sbagliato commentare “chissenefrega”

La nascita del Royal Baby è stata annunciata ufficialmente ieri sera, ma da quando Kate Middleton è entrata in travaglio, in mattinata, sui media non si è parlato d’altro. Immediati i vari commenti infastiditi a suon di “chissenefrega“, “stica**i” e “ho partorito anch’io e nessun TG ne ha parlato“. Ma forse, questa volta, un po’ fuori luogo. A spiegarci perché il blogger del Corriere.it, Fabio Cavalera:

Mi pare che sia giusto porsi una domanda: gli italiani sono interessati al royal-baby e allo show mediatico che lo circonda?
Leggendo gli interventi nei social network, da Facebook a Twitter (utili per avere qualche indicazione), e nei commenti in “Corriere.it” si ha la sensazione che il distacco, se non addirittura il fastidio, siano predominanti.
Strano. Perché poi si consultano le classifiche dei “più letti”, i clic, e, magia, le notizie sul royal baby sono ai primi posti. C’è un po’ di ipocrisia, dinanzi a eventi del genere. Il “chissenefrega” è diffuso. Fa tendenza. C’è la rincorsa alla battuta più accattivante e simpatica, quasi a cercare l’applauso.
E’ un atteggiamento snobistico, per certi versi. Ma, se davvero “chissenefrega”, perché leggere? O perché addirittura intervenire dei dibattiti? O perché sprecare tempo per informarsi di fatti che ci sono lontani?
Si può sorvolare, si può evitare e cliccare altrove, si può cambiare programma col telecomando. Invece no. Si legge, si guarda e poi si spara il “chissenefrega”. Non vale! Comprensibile ma sbagliato.
Detto questo, resta il dubbio: è una notizia importante o no? E’ una notizia che merita spazio?
La mia risposta è semplice: la nascita di un futuro re britannico è un evento importante per il Regno Unito. Bene o male è nato colui che ne sarà il Capo di Stato. L’evento ha una dimensione istituzionale e storica.
La monarchia, a noi italiani, appare inspiegabile, noiosa, cerimoniosa, ampollosa, inutile, irritante. Ci avviciniamo ai gossip di palazzo reale come se fossero la stessa cosa dei gossip su Belen, Corona, il Grande Fratello.
Ma non è così. L’arrivo del royal baby va raccontato senza eccessi ma anche senza troppi “chissenefrega”. Mettendolo in una cornice ragionevole. Conoscere le tradizioni e o costumi di un vicino paese europeo è necessario. Significa non chiudersi nel proprio provincialismo.
I britannici sono molto legati alla loro corona. Per diverse ragioni. La monarchia (a differenza dei Savoia) non li ha traditi durante la guerra, i Windsor sono rimasti a Londra e non sono scappati (le bombe sono cadute anche nei giardini di Buckingham Palace). La monarchia Windsor, pur con tutti i suoi gravi difetti, ha saputo rimodellarsi e adeguarsi ai tempi. E’ il simbolo dell’unità del Paese, della sua stabilità e continuità. E’ rispettosa della democrazia. E costa a ogni cittadino poco più di 50 centesimi all’anno (molto meno delle nostre istituzioni più rappresentative).
La nascita del futuro re ha dunque per i sudditi del Regno Unito una valenza che va oltre i suoi contenuti leggeri di cronaca rosa e di “gossip column”. Guardando l’evento correttamente, collocandolo in una gerarchia comunicativa intelligente, spogliandoci delle ipocrisie ma senza enfatizzare perché ci sono cose più importanti, non possiamo che arrivare a una conclusione: il parto di Kate è una notizia suggestiva ma è anche una notizia destinata ad essere annotata nei libri di storia. E ignorare la storia, o peggio fingere di ignorarla, quel “chissenefrega” ripetuto a gran voce è comprensibile ma sbagliato.

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