Le pensioni d’oro dei politici italiani: ecco i nomi

Se la maggior parte degli italiani è costretta a vivere con pochi euro a mese, ci sono alcuni politici che per aver frequentato per pochi giorni le aule del Parlamento si ritrovano a percepire delle pensioni d’oro.

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Nella lista, secondo l’inchiesta di Libero quotidiano, spuntano i nomi di Stefano Rodotà, Giuliano Amato e anche il cantante Gino Paoli.

Basta un breve passaggio a Montecitorio o Palazzo Madama per assicurarsi una pensione d’oro mentre milioni di italiani sono costretti a lavorare 40 anni percependo, poi, una pensione da fame. Il meccanismo perverso lo spiega Franco Bechis:

Questa schiera di fortunati “di fatto non ha versato nulla, perché stabilendo l’ammontare dello stipendio da parlamentare ci hanno pensato Camera e Senato a versare i contributi per loro conto. Ma non c’è paragone fra quel piccolo impegno (8,8% del lordo mensile) e quel che è venuto in tasca a loro dal giorno in cui hanno potuto percepire il vitalizio. Oggi vitalizio o mini-vitalizio si percepisce con 5 anni di contributi a 65 anni. Ma se hai 6 anni di contributi, la pacchia inizia a 64, se ne hai 7 puoi prendere l’assegno previdenziale a 63, e così via fino a 10 anni di contributi, con cui puoi andartene in pensione a 60 anni in barba a tutti gli altri lavoratori d’Italia che a quella età non possono incrociare le braccia né con 10, né con 15, né con 20, 25 o 30 anni di lavoro”. 

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