Selvaggia Lucarelli su Parigi: “Fate come me per costruire un mondo migliore”

11693835_10153069711755983_279105245564632071_nMolti di noi sono rimasti sotto shock dopo aver appreso della strage di Parigi. Molti di noi si sono trasformati in leoni da tastiera, dicendo la loro su come si potrebbe risolvere la situazione geopolitica che ha portato a questo e ad altri attentati. Quasi tutti, però, si saranno sentiti con le mani legate. Perché oltre a scrivere uno status su Facebook, oltre a tingere dei colori della bandiera francese la nostra foto di profilo, cosa possiamo davvero fare, noi singoli?

Selvaggia Lucarelli, come tanti altri genitori, in questi giorni, se ne è resa conto. Tutto quello che possiamo fare è crescere i nostri figli nel modo migliore, informarli, farli viaggiare, insegnare loro il rispetto e l’amore. Un messaggio commovente quello della gossip blogger, che ha voluto condividere con i fan le reazioni del figlio Leon a quanto accaduto venerdì sera a Parigi:

L’abbrutimento generale sui social fatto di retorica o proclama di guerra mi impedisce di scrivere qualcosa su Parigi. Me ne tiro fuori.
Tutto quello che ho da dire, ed è un discorso laterale, è che quest’anno ho viaggiato molto. Sono stata in Turchia, in Libano, in Israele. Sono stata nel campo profughi di Sidone (in cui oggi non si può più entrare). Tutti luoghi che negli ultimi mesi, giorni, sono stati teatro di scontri, attentati e che hanno visto il riacuirsi di tensioni nascoste sotto al tappeto o, peggio, sotto alla coperta calda all’ignoranza di chi si ricorda del resto del mondo solo quando sconfina nel nostro e sconvolge abitudini, certezze, esistenze.
Spesso ho portato Leon con me in questi viaggi. Non gli ho raccontato molto, ho lasciato che il mondo si raccontasse per quello che è. Ho sempre pensato che ai figli si debba tentare di rendere il più felice possibile il proprio microcosmo, ma che non vadano nascoste le brutture del mondo fuori dalla loro cameretta. Stamattina mentre lo accompagnavo a scuola e sentivamo le notizie su Parigi e i bombardamenti lui ha detto solo una frase, mentre guardava fuori dal finestrino: “Speriamo che ora la gente si arrabbi solo con gli estremisti”. Non pensavo neanche che la parola estremisti fosse nel suo vocabolario, ma al di là di questo, ho capito che farlo viaggiare è stato fino ad oggi il mio contributo per fare di questo mondo un posto migliore. Il resto – gli slogan, i politologi dell’ultima ora, le analisi da bar, i post emotivi che spesso ho scritto anche io prima di capire molte cose- sono la fuffa su cui mette le radici l’ignoranza. Ed è la stessa ignoranza sui cui fanno leva certi nostri politici e certe loro guide spirituali. Ricordatevelo prima di scrivere qualunque cosa. Domandatevi se sapete abbastanza. Se avete gli strumenti per sentenziare. Altrimenti, meglio tacere. E ascoltare.

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