Ylenia Carrisi: l’identikit del killer e la ricostruzione della polizia

Ylenia Carrisi è ufficialmente morta, ma questo lo si sapeva già da un po’. Ma fino a qualche giorno fa sembrava che Al Bano e Romina non avrebbero mai saputo cosa successe alla loro primogenita in quel lontano 2004, quando di Ylenia si persero le tracce durante un viaggio in America zaino in spalla.

Poi, all’improvviso, una svolta nelle indagini: il killer di Ylenia avrebbe confessato di averla uccisa mentre le dava un passaggio sul suo camion.

Ora gli investigatori stanno confrontando i nuovi campioni di DNA chiesti in questi giorni ad Al Bano, Romina e ai loro figli, con il DNA prelevato dai resti di una donna, il cui cadavere fu rinvenuto a Holt, in Florida, il 15 settembre 1994.

Ecco chi è Happy Face Killer, l’assassino di Ylenia Carrisi

Ed ecco delinearsi piano piano l’identikit del presunto assassino di Ylenia. Un gigante apparentemente pacifico, che di lavoro fa il camionista e che ha sempre viaggiato per il mondo sul suo mezzo. Lui si chiama Keith Hunter Jesperson, e fin dal 1996 sostiene di aver ucciso una certa Suzanne (in effetti, secondo un uomo che Ylenia frequentava poco prima di morire, la figlia di Al Bano soleva farsi chiamare proprio Suzanne in quel periodo), anche se non ricorda esattamente quando.

Keith Hunter Jesperson era cresciuto in una roulotte con un padre ubriacone e violento che lo prendeva a cinghiate. Da adolescente, subì anche uno stupro. Bambino violento e problematico, aveva poi messo la testa a posto da adulto, sposando una certa Rosa che gli diede tre figli. Quando però la donna chiese il divorzio e gli portò via i bambini, Keith esplose, diventando un vero e proprio serial killer.

Dato che era un camionista, per Keith era facile uccidere facendo perdere le sue tracce. Viaggiava continuamente, e le vittime venivano sempre scelte in luoghi lontani e diversi, era impossibile ricondurle a lui.

La prima vittima di Keith fu tale Taunja Benett, conosciuta in un bar e uccisa il 23 gennaio 1990 vicino a Portland, Oregon. Per una serie di incredibili circostanze, il delitto fu confessato da una certa Laverne Pavlinac, che aveva sfruttato quel cadavere per mettere nei guai il di lei fidanzato. Keith non ne fu però sollevato: voleva attrarre l’attenzione su di se’ e così confessò l’omicidio scrivendo la verità sul muro di un bagno pubblico, e inviando una serie di lettere ai giornali. La sua firma? Uno smile, una faccina sorridente che gli valse il nome di Happy Face Killer.

La sua seconda vittima si chiamava Claudia, stuprata e uccisa il 30 agosto 1992 a Blythe, California. Toccò poi a due prostitute: Cynthia Rlyn Rose e Laurie Ann Pentland. L’anno dopo toccò a una cera Carla o Cindy, che inizialmente si pensava morta per overdose. Anche lei, come le altre, fu strangolata. Suzanne fu la sesta vittima di Happy Face Killer.

Morì almeno un’altra donna prima dell’ultima vittima di Keith, quella che lo incastrò definitivamente: la fidanzata Julihe Ann Winningham, rea di essere interessata solo ai suoi soldi.

L’aspetto di Suzanne (Ylenia?) ricostruito dalla polizia

Lo sceriffo di Palm Beach si è chiesto per anni perché nessuno avesse mai reclamato il corpo di Suzanne, unica vittima di Happy Face Killer rimasta senza identità. Dopo aver analizzato il disegno fornito dallo stesso serial killer e i resti della vittima, la specialista di immagini di medicina legale della contea ha così ricostruito l’aspetto della donna creando un’immagine 3D che sembra assomigliare molto a Ylenia Carrisi.

Ecco il ritratto di Suzanne disegnato da Happy Face Killer:

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Qui la ricostruzione in 3D fatta dalla polizia:

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Potrebbe trattarsi di Ylenia Carrisi? Saranno le analisi del DNA a dircelo.

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