Tra i vari temi toccati, con la consueta ironia, da Selvaggia nel suo articolo c’è quello delle cerniere (“a una donna su due che compra un abito Zara la cerniera si incastra a metà, per cui poi seguono manovre scomposte che finiscono puntualmente con la cerniera che si sblocca improvvisamente e che va a tranciare un lembo di carne del nostro girovita”), quello delle taglie (“Il concetto di taglia per quelli di Zara è qualcosa che ha a che fare con l’astrattismo puro. Ogni abito, ogni pantalone, ogni cappotto ha una sua s, una sua l, una sua m per cui da Zara dovete provare tutto, dalle canotte ai pedalini perché potreste essere una small e non entrare in un tubino xl mentre in camerino incrociate Giuliano Ferrara che prova una giacca xxs e gli va larga sui fianchi”) e quello delle etichette indecifrabili.
Ma è quando si parla di antitaccheggio e disposizione dei capi nei negozi che Selvaggia se la prende (sempre con ironia) con i commessi.
“È vero che ci sono più furti da Zara che nelle periferie di Caracas ed è giusto che il sistema di antitaccheggio sia efficace – scrive Selvaggia – ma chiederei ai commessi, prima di infilare i nostri capi regolarmente acquistati nella busta, di essere così gentili da verificare meglio di aver rimosso tutto, perché una volta su due provo a uscire dal negozio e varcato l’uscio suono come se avessi una cintura esplosiva sotto le mutande anziché l’antitaccheggio su una t-shirt da bambino“.
E ancora: “Se vedi un vestito che ti piace da Zara e dici ‘Domani vengo a comprarlo’, è bene che tu sappia che il giorno dopo, lo stesso capo che tu hai visto piegato a piano terra entrando a destra, potrebbe essere al terzo piano su una gruccia entrando a sinistra, per cui io ho un forte sospetto: i commessi di Zara sono degli esseri profondamente sadici che spostano i capi a caso e si divertono a vederci vagare per il negozio farfugliando ‘Eppure era proprio qui!’ mentre i nostri fidanzati ci si trascinano dietro mettendo like sulle gallery di Marika Fruscio che si scrive i risultati della serie A sulle chiappe”.
Tanto è bastato perché diversi dipendenti della catena se la prendessero con la blogger che, dopo qualche ora, si è vista costretta a rileggere il proprio articolo: “Ho riletto il mio pezzo con distacco per capire la ragione per la quale alcuni commessi Zara si sono offresi e giuro che non sono riuscita a capire. Evidentemente l’ironia è l’unica merce che non si trova low cost” ha concluso la Lucarelli, piccata.