Biagio Antonacci: «Famiglia non è amore»

biagio-antonacciCos’è veramente la famiglia? Una domanda che non ci eravamo mai posti finché non sono scattate le polemiche per il ddl Cirinnà. Una domanda che, una volta, era quasi vietato porsi. Lo ricorda anche Biagio Antonacci, raccontando a Vanity Fair un aneddoto: «Successe una sera, o forse era un mezzogiorno, non fa molta differenza. Mio padre e i suoi fratelli erano a tavola; di nove sedie, una era vuota: mia nonna era morta, lasciando al nonno l’incombenza di sette figli da tirare su. Suonarono alla porta, entrò una donna, con un bambino per mano. Il nonno disse: da oggi questa è vostra madre, lei prese la sedia vuota, si sedette col bambino in braccio. Nessuno disse niente, iniziarono a mangiare. Era nata una nuova famiglia».

«La signora che entrò da quella porta era una vedova, che mio nonno aveva conosciuto al cimitero, dove l’uno e l’altra portavano i fiori a quei coniugi che non c’erano più – continua il cantante – Immagino che il sentimento sia nato piano piano, incontro dopo incontro, parlando del loro dolore, fino a quel giorno in cui lei entrò nella casa e nella vita di quella famiglia monca. Non so se il loro sia stato un amore come lo intendiamo noi adesso, o più probabilmente una più pratica forma di mutuo soccorso in cui una donna sola e un uomo solo univano le loro forze per crescere degli orfani. In ogni caso a me è rimasta questa idea di famiglia come un posto dove ci si aiuta, e che può prendere non una ma tante forme».

biagio-antonacciE in effetti quella di Biagio non è certo una famiglia tradizionale: «Apparentemente per niente: non mi sono mai sposato, ho fatto due figli con una donna con la quale non condividevo nemmeno la residenza scritta sui documenti, mi sono separato da lei e adesso sto con Paola, senza nessun legame formale, vivo con lei e sua figlia e mi ci sento padre, anche se non lo sono per legame biologico».

«Io da 12 anni vivo con Benedetta, la figlia di Paola – continua il cantante – Ti hanno detto che papà vuol dire che quel figlio l’hai fatto tu, quindi io so che non sono suo padre, anche se per lei ho avuto l’amore e le attenzioni di ogni papà. E poi quando ci raggiungono anche i miei figli – Paolo ha 20 anni e Giovanni 15 – siamo semplicemente una famiglia, e loro sono fratelli, anche se non si chiamano così e anche se non hanno un legame di sangue. A loro non è mai importato niente, non hanno mai avuto bisogno di dare un nome al rapporto: per i bambini le cose sono intuitive».

E se per i bambini non cambia molto, per i genitori in realtà una differenza tra figli biologici e figli acquisiti c’è: «Con quelli non tuoi hai attenzioni anche superiori, più morbidezza. Forse perché sai che possono sempre dirti: che vuoi da me? Tu non sei mio padre. Benedetta non me l’ha mai detto, ma avrebbe avuto ragione, nel caso».

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