Nonostante l’OK della commissione, in Parlamento l’approvazione della legge sul cognome materno è ancora in stand by da due anni.
Per quanto riguarda l’attribuzione del doppio cognome, è intervenuto avvocato trentino Alexander Schuster: «Vorrei prima leggere nel dettaglio ciò che ha scritto la Consulta, ma il punto è che da Genova era stato posto il problema della parità tra i coniugi, ovvero quello di non obbligare ad assegnare in automatico il cognome paterno. Se la questione è stata risolta con l’offrire la scelta tra cognome paterno e materno, non risolve ad esempio quello dei miei figli, cioè la richiesta di avere il doppio cognome. In altre parole, la pronuncia non andrebbe nel senso di risolvere la questione del rispetto delle regole di attribuzione del cognome degli altri Stati membri dell’Ue. La mia famiglia si trova con due gemelli primogeniti che hanno il doppio cognome solo grazie alla comprensione del prefetto mentre la più piccola ha solo il mio cognome sul passaporto italiano e la scelta offerta potrebbe essere ora quella di sostituirlo con quello della madre, ma non il doppio cognome. Risultato: i nostri tre figli avrebbero cognomi diversi fra loro. Per questo speravo che i giudici di Trento rinviassero la questione alla Consulta, in modo che venisse posto anche il problema del doppio cognome».
Il presidente dell’Associazione degli Avvocati matrimonialisti italiani, Gian Ettore Gassani è entusiasta: «Finalmente l’Italia esce dal patriarcato. Ad oggi, non esisteva norma se non quella derivante dalla tradizione culturale di dare il cognome paterno ai figli. Ora sta al legislatore intervenire, per arrivare ad una reale parità tra i coniugi, anche sul versante del cognome».