«Perché hai accettato di ucciderli?» hanno chiesto gli inquirenti nell’interrogatorio di venerdì a Manuel, colui che ha effettivamente ucciso a colpi d’ascia Salvatore Vincelli e sua moglie Nunzia. «Perché Riccardo è un amico, mi ha chiesto di aiutarlo e io l’ho aiutato. Lui è uno che non ha mai fatto male a nessuno e allora l’ha chiesto a me» ha risposto tranquillo il ragazzo, confermando che si era trattato di un gesto premeditato «dal pomeriggio del giorno prima».
Una volta concordata la cifra in cambio della quale Manuel avrebbe compiuto il duplice delitto, i due ragazzi si sono recati al supermercato per acquistare le buste di plastica che Manuel avrebbe posizionato intorno al collo delle due vittime. Poi ognuno è tornato a casa sua. Quella notte, Manuel è andato a casa della famiglia Vincelli e Riccardo gli ha aperto la porta: «Io ti aspetto qui. Tu li uccidi e quando hai fatto mi chiami» gli ha detto.
Peccato che i piani non siano andati esattamente come previsto. Per esempio, Manuel non ha dovuto uccidere nel sonno i due coniugi ma li ha dovuti guardare in faccia, perché quando è entrato nella loro camera da letto Salvatore e Nunzia, che lo conoscevano da quando era piccolo, si sono svegliati. Vista l’ascia tra le sue mani e capite le sue intenzioni, hanno gridato entrambi un solo nome: «Riccardo».