Omicidio di Garlasco: Alberto Stasi è innocente? Il servizio shock delle Iene

Alberto Stasi è stato condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia). Un indizio venuto alla luce solo di recente, però, ha alimentato i dubbi sulla colpevolezza del ragazzo: il ritrovamento, sotto le unghie di Chiara, del DNA di un amico del fratello, tale Andrea Sempio.

Stasi ha così deciso di chiedere a Le Iene di contribuire alla sua causa, approfondendo il caso. “Io non ho ucciso Chiara e non smetterò mai di ripeterlo – ha scritto in una lettera Alberto, rinchiuso nel carcere di Bollate – non so nemmeno chi sia stato: so solo che nessuno ha indagato in altre direzioni“.

Rileggendo le carte del processo, Le Iene hanno ricostruito le basi della condanna di Stasi:

  1. La mattina del suo omicidio, Chiara Poggi ha aperto la porta al suo assassino dimostrando di conoscerlo, e Alberto era difatti il suo fidanzato.
  2. Stasi ha dato una ricostruzione confusa del ritrovamento del cadavere della fidanzata.
  3. Sul dispenser del sapone ritrovato nel bagno di Chiara, sono state trovate due impronte digitali di Alberto, lasciate dal ragazzo dopo essersi lavato le mani e aver ripulito dal sangue sia il lavandino che lo stesso dispenser.
  4. Stasi ha a lungo tentato di nascondere di essere in possesso di una bici da donna nera, bici che era stata da subito collegata al delitto.
  5. Stasi avrebbe scambiato i pedali di quella bici nera, sui quali era presente il DNA di Chiara, con i pedali della sua bicicletta personale.
  6. Alberto non ha un alibi per il momento del delitto.
  7. L’assassino indossava scarpe numero 42, e Alberto possiede anche scarpe di quel numero.

Secondo Le Iene, durante il processo sono state ignorate diverse piste alternative, tra le quali una che includeva un’altra famiglia di Garlasco che era in possesso delle chiavi e del codice dell’allarme della villetta.

Un operaio di Garlasco ha inoltre dichiarato di aver visto una ragazza bionda, che fa parte della famiglia di cui sopra, percorrere la via trasversale a quella di casa Poggi con una bicicletta nera da donna la mattina dell’omicidio, tra le 9.30 e le 10.00, pochi minuti dopo l’omicidio dunque. La giovane, secondo l’operaio, aveva in mano un piedistallo da camino. Anche questa dichiarazione, però, non fu presa in considerazione durante il processo. Il motivo? L’operaio si era presentato spontaneamente in questura per depositare la sua testimonianza una sera di 45 giorni dopo l’omicidio. Dopo una pausa di un’oretta, però, l’uomo ha dichiarato di essersi inventato tutto, si è scusato e se n’è andato.

Ma non si tratta degli unici indizi che, secondo Le Iene, sono stati misteriosamente ignorati durante il processo che ha condannato Alberto Stasi. Per vedere il servizio completo su Mediaset Video cliccate qui.

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