James Blunt: «Gli haters? Sfigati soli nelle loro stanzette coi pantaloni calati»

James Blunt non ci sta. Farsi deprimere dalle critiche dagli haters fa parte del pacchetto “essere famosi”, e il cantante di You’re Beautiful ne è talmente consapevole, oggi, da non lasciarsi più ferire da chi gli vuol male.

«Essere cattivi, distruttivi e attaccare gli altri sembra sia diventato il default comportamentale moderno – ha dichiarato James Blunt a Vanity Fair – Un tempo ci veniva insegnato che è saggio tenere per sé le proprie opinioni e non parlare se non hai niente da dire. Chi ha inventato Twitter sembra se ne sia dimenticato. C’è molta attenzione per una sparuta minoranza di persone che deride milioni di altri, tutti quelli che vengono ai miei concerti per esempio, e sono davvero così tanti che restano senza storia, mentre noi ci concentriamo sui cinque che passano il giorno a esprimere la propria negatività. Ed è gente che non fa nessuna fatica»

«Chi viene ai concerti tira fuori i soldi, a volte deve raggiungere una città lontana dalla sua, prende l’auto, fa la fila, anche sotto la pioggia, sta ore e ore ad aspettare – spiega il cantante – Ma è tanto più facile concentrarci sui pochi che dicono che gli fa schifo la tua musica, vero? Che poi se vai a vedere che gente è – l’ho visto in un documentario molto interessante su questo mondo –, sono sfigati, soli nel buio delle loro stanzette coi pantaloni calati alle caviglie… Dovremmo ridere non di loro ma di noi che li prendiamo così sul serio».

Durante la sua esperienza militare in Kosovo, James Blunt ne ha imparate di cose, ma la più importante è «che siamo tutti uguali. Dovremmo trattarci con rispetto, avere attenzione per gli altri, a prescindere dal colore, la religione, il sesso (…) Pazzesco come oggi i politici spingano sul pedale della divisione. Ci dicono che dovremmo avere paura di chi è diverso, ma siamo tutti uguali. Proviamo le stesse emozioni. Uno dei pezzi nuovi, Someone Singing Alone, parla di questo. Nel buio a un concerto non vedi alcuna differenza; sei lì, perché vuoi connetterti, vuoi condividere qualcosa».

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