Spelacchio è morto: la verità sull’albero di Natale di Roma

È morto”: il comune di Roma ha dato il triste annuncio. L’albero di Natale in piazza Venezia, soprannominato “Spelacchio” a causa del suo aspetto non propriamente folto e sano, non solo è tecnicamente morto – come la quasi totalità degli alberi di Natale veri esposti nelle principali città del mondo e in molte case – ma si è ufficialmente, inesorabilmente seccato. E no, non verrà nemmeno sostituito.

Qualcosa è andato storto. Perché benché non più in vita, l’abete avrebbe dovuto rimanere verde e rigoglioso per almeno un mese e mezzo.

L’abete rosso – spiega Ilario Cavada, esperto della Magnifica Comunità della Valle di Fiemme che ha fornito l’albero al Comune di Roma – è partito da noi già morto, nel senso che come prassi gli sono state tagliate le radici essendo impossibile altrimenti il trasporto“.

Il mistero si infittisce: “Pur essendo di fatto morto l’albero è in grado di restare rigoglioso per un mese e mezzo o due, come sempre avvenuto, garantendo lo scopo estetico per cui è stato messo in Piazza Venezia. Quando è partito dalle nostre valli era in ottime condizioni, come dimostrato dalle foto. Qui è stato legato correttamente, una manovra necessaria per farlo entrare in un autoarticolato. Escludo che sia seccato così in fretta per colpa del freddo, o, come detto da qualcuno, perchè avvelenato, perchè non ci sono evidenti sintomi per avvalorare questa ipotesi“.

E allora cosa è accaduto? “Quello che è successo – ipotizza l’esperto – è che sia stata eseguita non correttamente l’operazione di slegatura della pianta una volta arrivata a Roma, procedura, questa, di estrema delicatezza perché c’è il rischio di rottura dei rami. Ecco, a mio giudizio, e senza accusare nessuno, la causa di quel che è successo va ricercata in questa fase“.

Considerati però i 48mila euro spesi dal Comune di Roma per il trasporto di Spelacchio, il Codacons ha chiesto di aprire un’indagine «per verificare la questione legata ai fondi spesi, a volte in maniera immotivata e dannosa per l’erario, per l’acquisto di un bene poi rilevatosi totalmente inutile – come nel caso dell’albero di Piazza Venezia, acquistato pochi giorni fa ed ormai prossimo alla morte – a discapito di tanti servizi, utili alla collettività, che, invece, non vengono presi in considerazione».

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