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Morto resuscita sul tavolo dell’autopsia: lo stavano per aprire in due, poi il suo gesto

Era lungo disteso sul freddo tavolino di metallo dell’istituto di medicina legale nell’ospedale universitario centrale di Oviedo, nelle Asturie, pronto per essere aperto in due dai medici che si sarebbero dovuti occupare della sua autopsia. Anche perché la sua morte era avvenuta in circostanze davvero misteriose: quella mattina Gonzalo Montoya Jimenez, rinchiuso nel carcere di Villabona, non si era presentato all’appello ed era stato ritrovato seduto nella sua cella, cianotico e incosciente. I battiti del polso erano inesistenti e dopo aver tentato a lungo di rianimarlo, il medico del penitenziario lo aveva dichiarato morto e aveva chiamato l’ambulanza. Persino altri due sanitari avevano potuto constatare il rigor mortis nel paziente.

Riunchiuso in una sacca mortuaria e successivamente in una cella frigorifera, Gonzalo era decisamente morto. Parenti e amici sono accorsi sul posto, affranti. E mentre questi ultimi cominciavano a preoccuparsi del funerale, il medico legale ha disposto, verso mezzogiorno, l’autopsia. Era tutto pronto quando, bisturi alla mano, il medico si è accorto che Gonzalo… russava.

Trasferito in terapia intensiva in ospedale, il mattino dopo l’uomo è letteralmente resuscitato. “La prima cosa che ha fatto è stato chiedere della moglie, se poteva vederla”, raccontano i sanitari. Un caso più unico che raro. “Il battito cardiaco senza dubbio doveva essere rilevato con un endoscopio e, se non è stato possibile, significa che siamo davanti a un caso realmente unico”, ha assicurato il medico legale Francisco Echevarria in dichiarazioni a radio Cadena Ser.

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