Vieni da Me, Rita Forte: “Mio padre morì, il volante gli entrò nello sterno”

Vieni da Me, Caterina Balivo ospita Rita Forte che racconta della sua carriera e della morte del padre.

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La puntata di oggi di Vieni da Me, 24 aprile, Caterina Balivo ospita Rita Forte che racconta nel gioco della cassettiera alcuni lati della sua vita più o meno misteriosi.

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Vieni da Me, Rita Forte: da Sanremo a Tappeto Volante

Si comincia con un termometro perchè Rita Forte ebbe la febbre entrambe le volte che si presentò al Festival di Sanremo. “Al primo anno, nel 1991 non mi notò nessuno. Il secondo anno la canzone era Non è colpa di Nessuno, brano che non è mai stata incisa o presentata sul mercato perché ero in causa col discografico del ’91. Non sapevo nemmeno se avrei potuto cantare la finale. Quell’anno però mi notò Luciano Rispoli e a lui devo tutto”. Rita Forte, con Rispoli fece il programma Tappeto Volante, trasmissione di grande successo. “Il nostro rapporto fu straordinario, sapeva di potermi dire tutto, anche quando doveva sfogarsi”. Parte poi un ricordo di Luciano Rispoli: “Ha dato la vita per la televisione, ha scoperto tantissimi personaggi importanti, credo si sia ammalato anche perché non poteva più fare la televisione”.

Parte poi la canzone Il Piccolo Montanaro e Rita Forte racconta: “Ero piccolissima, mia mamma si accorse che avevo una passione per la musica e con la sua amica ed insegnante di pianoforte mi portò ad una festa di Carnevale organizzato da lei. C’era un bambino che suonava il Piccolo Montanaro, mi girai verso mia madre e le dissi che lo volevo suonare anche io”. Da quel momento, insieme al pianoforte, Rita Forte accompagnò tantissimi personaggi importanti come Massimo Ranieri, Pippo Baudo, Valeria Marini, Lino Banfi, Fabrizio Frizzi… “Ci divertivamo tantissimo insieme, Fabrizio era bravissimo anche a suonare il piano”.

Rita Forte e il racconto della morte del padre

Dalla cassettiera esce poi un vestito azzurro con dei fiori: “Mi ricorda un momento tristissimo, quando è venuto a mancare mio padre era il 1966 lo aspettavamo a casa per pranzare. Telefonò mia zia, risposi io e scoprimmo che papà era morto. Si sentì male mentre guidava la macchina. A quei tempi non c’era airbag o cinture di sicurezza, finì in un fosso e il volante gli finì nello sterzo. Mamma mi mise il primo vestito che le capitò per le mani ed era proprio simile a questo. Partimmo e arrivammo all’ospedale di Latina, ma non c’era niente da fare. Sono quelle ferite che non si dimenticano mai, anche se ho avuto una madre splendida che mi ha riempito di affetto. Vivevo i miei genitori in modo morboso e quando mancò papà, mi attaccai ancora di più alla mamma. Non si è mai risposata e considerando che ero fragile e avevo bisogno di affetto siamo state insieme fino al 2009 quando purtroppo mi ha lasciato”.

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