Coronavirus, la nicotina influenza la capacità del virus di attecchire?

Un controverso studio francese ha notato come la percentuale di fumatori affetti da Covid-19 sia molto bassa. E scatta l’ipotesi che la nicotina possa influenzare l’attecchimento del virus. 

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Le ipotesi su quali siano i soggetti più a rischio di contrarre il Coronavirus sono tante. Svariati studi medici si stanno susseguendo in questo periodo per capire quali sono le cure, quali i vaccini, e altri ancora si stanno interrogando su quali fasce di persone siano maggiormente a rischio Covid-19. Arriva però uno studio particolare e molto controverso con al centro proprio questo virus. La nicotina protegge dal Coronavirus? Mettiamo le mani avanti, sono ipotesi e ancora nulla è stato provato, ma secondo un’osservazione clinica dell’ospedale di Parigi La Pitié-Salpetrière è emerso che solo il 4,4% dei 343 pazienti affetti da Covid-19 ricoverati è un fumatore. Stesso discorso per 139 pazienti di età media di 44 anni, con sintomi non gravi: di loro solo il 5,3% è un fumatore.Non si tratta di una notizia completamene nuova perché già a fine marzo si era riscontrata la stessa bassa percentuale di fumatori tra i malati di Coronavirus in uno studio cinese pubblicato sul New England Journal of Medecine.

Le ipotesi della ricerca francese sul rapporto tra nicotina e Coronavirus

La ricerca, appena pubblicata sul sito Qeios, ed è stata riportata da moltissimi giornali di tutto il mondo e Italiani. Bisogna però fare molta attenzione nel leggere questi dati e interpretarli nel modo giusto. Si tratta infatti di dati, che guardano un percentuale minima dei pazienti malati e che secondo l’epidemiologa Florence Tubach porta ad un dato: i fumatori sembrano avere una probabilità inferiore di sviluppare una infezione da Covid-19 sintomatica o grave. Si tratta di una condizione che raramente viene vista in medicina.

Perché succede?

Come mai questo succede? Se veramente chi fuma è meno soggetto al rischio di contrarre una infezione grave da Covid-19 il motivo sembra essere da ricercare nel fatto che il virus probabilmente si attacca su dei recettori dei polmoni come la nicotina che però gli impedisce di fissarsi e ne blocca la penetrazione nelle cellulare. Questo almeno secondo la teoria di Jean-Pierre Changeux, neurobiologo membro dell’Istituto Pasteur.

Fumare non è la so

Da questa ricerca però le conclusioni da trarre sono svariate e come abbiamo già detto i dati vanno interpretati e chiaramente presi con le pinze. Gli stessi ricercatori infatti sottolineano come il fumo di tabacco non possa essere considerato un protettore dal Coronavirus, che continua ad avere molti agenti tossici e cancerogeni. Si sta infatti studiando solo come la nicotina possa, forse, avere un effetto protettivo, ma si viaggia sulla linea del condizionale e delle ipotesi perché lo studio deve chiaramente essere approfondito e verificato. È così partita una analisi nell’ospedale parigino che va a sperimentare se questa teoria sia vera oppure no, sottoponendo ad un controllo una serie di persone che usano i cerotti alla nicotina, seppure con dosaggi diversi e con scopi diversi. Si guarda sia all’uso preventivo, sia terapeutico.

Tuttavia, lo ribadiamo e ci accodiamo al Ministero della Salute Francese nel dire che non bisogna andare a comprare prodotti con la nicotina perché si tratta di uno studio che, se smentito, potrebbe aver solo creato false speranze tra i fumatori e magari aver dato un’impennata al numero di tabagisti. Il tabacco, lo ricordiamo, è infatti causa ogni anno di moltissime vittime e aggrava patologie vascolari, respiratorie e di tumori.

 

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