La Scelta, intervista esclusiva a Mattia Del Forno: ecco “Ultimo Tango” il nuovo singolo

La redazione di Sologossip intervista in esclusiva Mattia Del Forno, voce del gruppo “La Scelta”: ecco “Ultimo tango” il loro nuovo singolo.

La Scelta intervista
La redazione di Sologossip intervista in esclusiva Mattia Del Forno, voce de “La Scelta” (fonte 361comunicAzione)

La Scelta è una band romana composta da Mattia Del Forno, Francesco Caprara, Emiliano Mangia e Marco Pistone. Gruppo musicale di grande spessore artistico, i cui componenti sono dotati di talento innegabile e della capacità di arrivare dritto al cuore di chi ascolta i loro brani. Nel 2008 conquistano il secondo posto a Sanremo per la categoria Giovani con un brano magnifico, “Il Nostro Tempo”. Nel 2015 prendono parte al tour del celebre Ron e girano l’Italia per otto mesi. La redazione di Sologossip ha avuto l’onore di un’intervista esclusiva con Mattia Del Forno, voce de La Scelta. Gentile, disponibile e simpatico, la passione è trasparita da ogni sua parola. Ecco cosa ci ha raccontato.

La Scelta, intervista a Mattia Del Forno

Partiamo dagli inizi: raccontateci il giorno in cui avete deciso di diventare una band?

È successo quasi quindici anni fa. Venivamo tutti da esperienze diverse, abbiamo deciso di creare qualcosa di nostro. Ci siamo ritrovati a casa di Francesco (il batterista) ed è stato un colpo di fulmine. Alcuni di noi si conoscevano già, a Roma si suonava spesso nei locali, ci si incontrava. Quando poi cresci e decidi di fare qualcosa di tuo cerchi compagni di viaggio che abbiano la stessa tua visione. Ci siamo trovati e scelti, da lì il nome della band.

Che tipo di infanzia hai avuto?

Io personalmente ero un bambino molto introverso e timido, ma sempre sorridente. Questo è quello che mi dicono i miei familiari. Quello che accomuna un po’ tutti noi de La Scelta è il fatto che già da ragazzini sognavamo di suonare e fare musica per lavoro. Continuiamo ad avere tanti bei sogni. La musica ci ha coinvolto fin dai primi anni di vita. Io e Francesco abbiamo avuto la fortuna che i nostri padri erano due musicisti e ci hanno instradato un po’, supportandoci in ogni momento. Il mestiere di musicista è un punto interrogativo, un’avventura, una sfida.

Siete molto diversi, le vostre singole personalità come influenzano la musicalità dei testi e dei brani?

Parliamo tantissimo tra noi, ci raccontiamo storie. Quando scrivo un testo cerco di immaginare delle scene e cosa possa provare ognuno di noi in un momento particolare della vita. A livello musicale ognuno di noi ama un genere e ha delle esperienze, le mettiamo tutte in un calderone per trovare forme diverse. Cerchiamo di essere sempre innovativi, curiosi e creare dei cross-over, degli intrecci.

Raccontateci dell’esperienza a Sanremo nel 2008, avete partecipato con “Il Nostro Tempo”

Un’esperienza unica. Uno dei sogni di bambino è proprio Sanremo, la vetrina più importante in Italia per la musica. Ci abbiamo provato diverse volte. Nel 2008 con Il Nostro Tempo siamo riusciti ad avere l’attenzione di Pippo Baudo, che era il direttore artistico. Lui è stato un po’ il nostro mentore. La persona che ha rischiato, perché venivamo da una sala prove, non avevamo una casa discografica importante alle spalle. Eravamo completamente indipendenti, il pezzo è proprio piaciuto. Ci siamo trovati lì con la nostra ingenuità e la voglia di spaccare il mondo. Vieni immerso in un frullatore di emozioni.

Avete lavorato per un lungo periodo con Ron, che esperienza è stata?

Una grandissima scuola. Un grande maestro sotto tutti i punti di vista, maestro di umiltà soprattutto. Credo sia una caratteristica dei più grandi, che hanno fatto la storia. Stare sul palco con lui, averlo in studio, fare squadra: è qualcosa che ti porti dietro e quando vai a fare i tuoi concerti cerchi di riversare quello che hai immagazzinato. Un grande maestro di vita e amico.

Parliamo del Coffee Studio, questo posto magico: cosa rappresenta per voi?

È un posto immerso nella natura, è una fortuna avere questo luogo. È una vecchia fattoria di fine Ottocento che apparteneva al nonno di Francesco. L’abbiamo rimessa un po’ a posto, c’è una vecchia stalla che abbiamo adibito a sala prova e sala di registrazione. È un luogo magico che ti permette di scrivere e suonare. Un’oasi.

Parliamo di “Ho guardato il cielo”, un brano bellissimo e il cui videoclip è stato realizzato con Mirko Frezza. 

C’è stata tanta attenzione mediatica, perché nasce da un concetto fondamentale: la rinascita degli ultimi. Coloro che hanno avuto magari un momento difficile nella vita. Siamo in una zona di Roma particolare qui, dove alcuni cittadini hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Mirko Frezza gestisce e ha creato il Centro di Casale Caletto, un posto di accoglienza dove puoi trovare assistenza medica, legale. Forniscono più di trecento pasti settimanali. È un luogo autogestito. Il pezzo prende ispirazione da questo contesto, lo abbiamo voluto raccontare per sensibilizzare l’opinione pubblica. I tredici attori importanti che hanno partecipato al videoclip, come Claudia Gerini, Montanari, hanno voluto metterci la faccia. Perché hanno a cuore questo progetto.

La Scelta
La band “La Scelta” riesce a dar vita a brani incredibili che arrivano dritti al cuore: l’intervista (fonte 361comunicAzione)

La Scelta, “Ultimo Tango”: il nuovo ipnotico brano

Parliamo di “Ultimo Tango”, il vostro nuovo singolo e del videoclip incredibile

Vado fiero del fatto che i due bambini che ballano nel videoclip sono i miei nipotini. La mamma è una ballerina di tango argentino. Fin da piccoli hanno respirato l’aria del tango, lo hanno nel DNA. Ho deciso di coinvolgerli per raccontare una parte della canzone. Quando si parla di un amore finito quello che riaffiora è il non poter avere la spensieratezza e la purezza di un bambino. Quella scintilla che poi ti fa innamorare, il non pensare alle conseguenze, di immergersi nelle emozioni senza troppi pensieri. Questo lo fanno i bambini in tutto. Crescendo, questa spontaneità viene meno. Ultimo Tango è l’ultimo ballo, l’ultimo saluto prima dell’addio. Il tango è un ballo passionale, un genere che ti porta ad un passato senza tempo.

Come ha influito il periodo del lockdown sul vostro lavoro e sulla vostra ispirazione?

Da una parte, non lo nego, almeno i primi tempi di lockdown sono serviti per riflettere, riposare. Successivamente, il non poter suonare live inizia a stare stretto. Io non riesco a scrivere in casa. La situazione lavorativa è difficile, perché non potendo suonare live per una band, che ha come sua condizione primaria esprimersi e abbracciare la gente con la propria musica, intristisce.

Un sogno nel cassetto, un obbiettivo che avete come band?

Personalmente, ho tanti sogni. Qualche sogno lo abbiamo realizzato, per gli altri ci stiamo lavorando. Uno è creare al Coffee Studio una factory, una sorta di villaggio musicale dove ci sia uno scambio tra tanti artisti. Creare degli ambienti dove i bambini possono fare dei laboratori, creare una grande famiglia partendo da un concetto che si chiama La Scelta.

La Scelta non è solo una band, è un modo di vivere la musica e la quotidianità, la vita. Riuscire a creare qualcosa di grande, riuscire tramite la musica e le nostre canzoni abbracciare più pubblico, riuscire a cambiare la mentalità di tante persone che vivono la modernità con uno sguardo ancora piccolo. Cercare di far ampliare gli orizzonti. Questo è uno dei miei più grandi sogni, che i nostri pezzi riescano ad entrare nell’immaginario collettivo.

Qual è il motore della tua ispirazione?

Ce ne sono più di uno. A volte non lo nemmeno io, mi sorprendo. Sento qualcosa che mi arriva non so da dove, è un mistero anche per me. Vado sempre alla ricerca di input, sono un grande ascoltatore, preferisco ascoltare. Sicuramente arrivano più input dalle cose positive, con la positività mi apro.

Una domanda che non ami ricevere?

Quanti anni hai. No, dai, quando mi chiedono di dare un’opinione buttata lì, solo perché esistono dei luoghi comuni che tendono a marcare un genere musicale o l’altro. Io penso che tutto sia opinabile, non mi piacciono le domande polemiche.

Una domanda che vorresti riceve ma non ti hanno mai fatto?

Potrebbe essere qualcosa riguardo la mia infanzia, quello che ho passato da ragazzino, prima di voler diventare musicista a tutti gli effetti. Mi piacerebbe raccontarlo un giorno, tutta la mia storia, le difficoltà, la forza che ho trovato per arrivare fino a qua.

Come senti che è cambiato il panorama musicale da quando avete iniziato?

Adesso è tutto influenzato dal web, ci sono più opportunità per chi ha dentro questo fuoco. Però è un’arma a doppio taglio, perché manca poi l’esperienza sul campo. Il fatto di poter dire “posso arrivarci facilmente”, invece secondo me bisogna avere la fame, tanta fame dentro per affrontare questa sfida. Sfida che dura da sempre e non finisce mai.

 

Intervista a La Scelta a cura di Angelica Gagliardi

 

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