“Il Lato Positivo”, intervista a Stefano Bini: “Una boccata d’aria”, cosa ci ha raccontato

La redazione di Sologossip ha avuto l’opportunità di intervistare, per voi lettori, il talentuoso Stefano Bini: cosa ci ha raccontato su “Il lato positivo”, nuovo programma di Rai 2

Stefano Bini intervista
Cosa ha raccontato il talentuoso Stefano Bini alla redazione di Sologossip: tutto su “Il lato positivo” (fonte 361comunicazione)

Giovane e appassionato, oltre che talentuoso, troviamo Stefano Bini tra i conduttori de “Il Lato Positivo”, nuovo format in onda in seconda serata su Rai 2. Un programma fresco, innovativo e, soprattutto, in grado di guardare la situazione che stiamo vivendo da una prospettiva diversa. “Il Lato Positivo” si propone di raccontare storie a “lieto fine”, mostrando al pubblico uno spiraglio di luce in un momento tanto difficile come quello attuale. Vediamo insieme cosa ci ha raccontato Stefano Bini!

Seguiteci anche su Instagram: qui

Come nasce l’idea di raccontare “Il Lato Positivo” di una situazione difficile come quella attuale?

L’idea nasce da due soggetti, dalla Fondazione ANIA (Associazione nazionale per le imprese assicurative) e da Matteo Scortegagna, che è anche il produttore del programma. L’idea nasce con l’obbiettivo di raccontare cose positive, strappare un sorriso al telespettatore, raccontare qualcosa che non veniva raccontato ormai da un anno. Perché era un anno che il bombardamento mediatico ci assale. Quindi le notizie positive, le buone notizie, le notizie sui generis che fanno riflettere e strappano un sorriso sono rimaste un po’ nascoste. Con “Il Lato Positivo” vogliamo raccontare tutto quello che di bello c’è in questo periodo. Le notizie positive dall’Italia e dal mondo. I racconti di imprenditori, studenti che ce l’hanno fatta nonostante il periodo brutto.

Come vengono scelte le storie?

Hanno pensato a tutto la fondazione ANIA e la casa di produzione. Tranne Biggio che è anche l’autore, io e Melissa (Marchetto ndr.) siamo i conduttori, gli inviati speciali. Ci sono arrivate delle segnalazioni tramite mail di queste persone, di persone che ce l’hanno fatta e ci hanno raccontato in breve le loro storie. Noi le abbiamo selezionate e siamo andati proprio nel luogo dove loro lavorano, hanno attività per approfondire queste storie. Mentre le storie positive sui generis dall’Italia e dal mondo che racconto io, le abbiamo cercate un po’ tramite i nostri amici giornalisti e un po’ tramite internet. Ovviamente, abbiamo anche dato veridicità a questo storie, prima di metterle in onda abbiamo fatto approfondimenti molto seri.

Come reagiscono le persone quando decidete di raccontare loro storie?

Concentriamoci su due questioni. Uno, è l’intervistato. Ovviamente nel parlare della sua esperienza, della sua azienda, ovviamente si sentito “liberato”. Perché gli abbiamo fatto un’intervista approfondita, abbiamo toccato certe corde del cuore, abbiamo fatto vedere la sua azienda, abbiamo fatto vedere i luoghi del suo interesse. C’è stato quindi un feedback molto positivo dagli intervistati, perché avevano voglia di raccontare la loro storia.

Dalla parte del telespettatore c’è stata secondo me una boccata d’aria, perché raccontare storie di persone che ce l’hanno fatta, raccontare notizie buone con ironia, raccontare notizie sui generis con ironia è stata la chiave della prima puntata, ma anche delle prossime tre. C’è stata una sorta di aria positiva dalla parte dei protagonisti che dei telespettatori. C’è stato entusiasmo, positività e una certa professionalità ironica nel raccontare quello che abbiamo raccontato.

Siamo abituati a vedere e ad ascoltare in tv le storie dei personaggi pubblici, già esposti. Raccontare le storie di persone “comuni” consente al pubblico di empatizzare maggiormente?

Esatto, infatti è questa una delle forze de “Il Lato Positivo”. Sono le storie di persone “qualunque” che in un periodo non qualunque che ce l’hanno fatta alla grande. E quindi noi vogliamo testimoniare queste notizie positive, belle, piene di entusiasmo ma anche di speranza. Dare un filo di speranza, far vedere la “luce in fondo al tunnel” è più bello di non farla vedere.

Avremo una seconda edizione?

Questo dipende da due fattori. Dalla Fondazione ANIA, se avrà voglia di investire ancora in un’avventura così e dalla rete. Quindi se la rete, Rai2, è disposta di nuovo a mandare in onda un prodotto del genere. Quindi bisogna che ci sia un’alchimia tra lo sponsor, la rete e talvolta anche  talvolta la casa di produzione per vedere se ci potrà essere una seconda edizione. Noi incrociamo le dita!

Stefano Bini
Stefano Bini ci racconta “Il Lato positivo” (fonte 361comunicazione)

Se pensi a quando eri bambino come ti immaginavi da grande, è sempre stata questa la tua passione?

Quando ero piccolo inconsapevolmente sì, quando ero adolescente consapevolmente sì. Ti spiego perché. Quando ero piccolo le maestre, le professoresse, i miei allenatori di pallavolo mi sceglievano sempre come leader. Le maestre come protagonista delle recite, come personaggio chiave. Quando sono diventato adolescente gli allenatori mi sceglievano come capitano, in prima linea, nonostante non fossi il più alto. Mi sono reso consapevole del fatto che la mia situazione era questa, mi piaceva tantissimo esibire il mio estro, essere un leader, capitanare il gruppo. Quando ho iniziato le prime esperienze nelle tv e radio locali mi sono reso conto che questa sarebbe stata veramente la mia strada.

Nella tua giovinezza hai vissuto un’esperienza forte, hai affrontato una cosa drammatica come la malattia. Oggi racconti di persone che ce l’hanno fatta, anche se su di un livello diverso, racconti di “rinascita”.

Mi sono rivisto in tante storie, anche se la mia era una difficoltà sanitaria e per loro è una difficoltà imprenditoriale-sociale-economica. È un po’ un cerchio che si chiude no, ritorno in Rai dopo cinque anni in conduzione e questa cosa mi ha fatto veramente molto piacere. Perché mi sono rivisto in tante storie. Io ne sono uscito fortificatissimo dall’esperienza della malattia, loro sicuramente ne usciranno fortificati dal punto di vista economico ed imprenditoriale. Io più in basso di in quel modo non potevo andare, loro più in basso di così non possono andare. Quindi se riescono a reggere, hanno toccato il fondo e la risalita sarà sicuramente “una passeggiata”.

Intervista a cura di Angelica Gagliardi

Impostazioni privacy