Il primo film autobiografico di Paolo Sorrentino è candidato ai Golden Globe 2022, ma pochi conoscono il dramma che vi si nasconde.
Ha ricevuto la nomination come Miglior film straniero e rappresenterà l’Italia ai Golden Globe 2022: in “E’ stata la mano di Dio”, il grande Paolo Sorrentino dà spazio alla sua ammirazione per Diego Armando Maradona ma anche al dramma che lo ha segnato.
Leggi anche—–>>>Golden Globe 2022, tutte le nomination: c’è anche il film italiano di cui parlano tutti
Vincitore del Leone d’argento – Gran premio della giuria alla 78esima Mostra del cinema di Venezia, rappresenta la prima pellicola autobiografica del regista napoletano famoso per le tematiche e i personaggi di peso narrati nei suoi lavori.
La storia su cui si basa il film è ispirata proprio alla sua vita, travolta in età giovalnile dalla tragica morte dei suoi genitori. Entrambi morirono per una disgrazia accaduta in casa e, com’è facilmente comprensibile, per Sorrentino quello fu uno shock terribile. Nessuno immaginerebbe che fu proprio grazie a Maradona che riuscì a salvarsi.
Paolo Sorrentino e il dramma dell’adolescenza: una tragedia immane
Sua madre Concetta e suo padre Salvatore “Sasà” lo portavano da ragazzo in vacanza in montagna, in una casetta a Roccaraso ma fu proprio lì che morirono vittime di una fuga di monossido di carbonio dalla stufa. Paolo invece era rimasto in città quella volta per andare in trasferta a vedere la partita Empoli-Napoli, come raccontò lui stesso al Corriere della Sera qualche anno fa.
Leggi anche—->>>Chiara Ferragni difesa da Paolo Sorrentino: il duro sfogo del regista
“Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che era successo un incidente. In questi casi non ti dicono tutto subito. Ti preparano, un poco alla volta. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio. Mia sorella più grande, Daniela, che già conviveva, venne eroicamente a vivere per un anno con me e mio fratello Marco. Poi rimasi da solo, nella casa al Vomero. Un tempo che ricordo come un limbo. Ero quasi in stato confusionale”, ha raccontato a cuore aperto il regista.
Un dramma che, seppur terribile, a contribuito ad arricchire la sua personalità e la sua arte.