Costa Concordia: Schettino non era lucido e non ha coordinato i soccorsi

COSTA CONCORDIA – Se la moglie di Francesco Schettino assicura che il marito non è un mostro, le tante testimonianze che stanno raccogliendo gli inquirenti sul naufragio del 13 gennaio della Costa Concordia non sembrano combaciare con la descrizione che la signora Fabiola fa del suo consorte.

Sentite per esempio cosa ha raccontato a Il Mattino il secondo ufficiale medico Gianluca Marino Cosentino, tenente di vascello, che ha rivelato che quando fu dato l’ordine di abbandonare la nave (da una voce che al 90% non era quella di Schettino) “tutto l’equipaggio era già sui ponti accanto alle scialuppe pronti allo sbarco già da oltre mezz’ora (…). Ad arenarsi su quel benedetto scoglio la nave ce l’ha portata la Madonna. È stato un miracolo. Siamo vivi per miracolo. Potevamo essere morti tutti e 4mila. Bastavano 10 metri più al largo“.

Francesco Schettino da medico gli è sembrato scosso e non più lucido: “Il coordinamento dei soccorsi da parte del comandante non c’era. Personalmente mi ha molto sorpreso vedere Schettino in borghese sul molo verso mezzanotte e mezzo. In più quando ho sentito dai telegiornali che aveva avuto il tempo di prendere effetti personali nella sua cabina ed anche un computer, e finanche di scivolare sfortunatamente in una scialuppa, beh, è stato il massimo“.

Al contrario del comandante, il dottor Cosentino racconta di essere tornato sulla nave per soccorrere i passeggeri: “Io ero a terra alle 23.20. Ma non ci sono rimasto. Dopo aver portato a terra le persone della scialuppa 19, a me assegnata dal ruolo di appello (i posti e i ruoli assegnati dal comandante ai membri dell’equipaggio in caso di abbandono), sono salito su un’altra scialuppa e sono tornato indietro. Per tornare a prestare soccorso dove occorreva. Sì, con un altro ufficiale, Flavio Spadavecchia, abbiamo accostato a dritta. Il mare brulicava di soccorritori e persone in fuga. Si trattava di capire che fare nel panico e nella confusione. Una coppia si è gettata in mare. L’abbiamo ripescata, portata a terra, consegnata all’ambulanza. Durante i soccorsi a terra ero chiaramente identificabile per via della divisa. Così venivo continuamente fermato da qualcuno che sperava di aver trovato il comandante o un ufficiale di coperta. Prima il comandante dei vigili, poi quello dei carabinieri, infine il sindaco. Tutti cercavano il comandante“.

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