Omicidio Gloria Rosboch, parla Gabriele: “La prof era ancora viva quando noi…”

173218265-05878ddc-b9bd-4af0-94ee-35496dad0774Gabriele DeFilippi (22) e l’amante Roberto Obert (54) continuano ad accusarsi a vicenda dell’omicidio della prof Gloria Rosboch, scomparsa il 13 gennaio e ritrovata cadavere la scorsa settimana in un pozzo di Rivara.

Rileggendo l’ordinanza del Gip Marianna Tiseo, le testimonianze dei due uomini si incrociano e si scontrano su più punti, dando vita, in ogni caso, a uno scenario da brividi.

L’oggi 22enne Gabriele accusa di tutto l’amico: «L’ha uccisa lui, cogliendola di sorpresa con un laccio per stendere i panni» racconta «Gloria era ancora viva e si lamentava quando io e Obert l’abbiamo gettata nell’acqua. Dopo averla uccisa abbiamo raccolto in un sacco tutte le sue cose e siamo andati a gettarle in giro per Torino». In realtà l’autopsia sembra rivelare che la donna sia morta per strangolamento e non ci sono dati che facciano pensare che sia affogata.

Obert racconta una versione dei fatti del tutto differente, in cui è proprio Gabriele a stringere quel cappio intorno al collo della professoressa: «La signora è riuscita ad afferrare la corda con una mano e io gli ho detto `ma che c… fai?´ cercando di afferrare a mia volta la corda, ma lui la tirava più di noi (…) poi la signora ha perso i sensi, credo abbia solo detto con un filo di voce ‘cosa fai?’ ed è mancata. Arrivati nello spiazzo, Gabriele l’ha tirata giù dall’auto, l’ha messa sul prato e poi ha tirato nuovamente la corda intorno al collo (…) Pensavo volesse solo intimorirla».

6ZTZ35H23832-12700-12842-kvyG-U1070266225801KbB-1024x576@LaStampa.it-2Roberto sostiene di non aver ricevuto nemmeno un centesimo di tutti i soldi che Gabriele era riuscito ad estorcere alla prof, ma saranno i controlli sul suo conto corrente e nella sua cassetta di sicurezza ad accertarlo: «Mi comportavo come un servo, sia perché affascinato, sia perché impaurito» ha rivelato Obert, ricordando il suo rapporto con Gabriele, al quale avrebbe solo dato una mano a sbarazzarsi del cadavere «per pietà».

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