Genova, Morandi aveva preannunciato il disastro: le sue parole nel lontano 1979

Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha ferito gravemente l’Italia. Una ferita che resterà a vita sulla nostra penisola e sulla gente che adesso vive nel doloroso ricordo di quanto è accaduto. Una strage: 43 morti fino ad ora. Si spera che le cifre non salgano ancora. Tante lacrime e adesso anche la paura che possa succedere un’altra volta, in qualche altro posto, su qualche altro ponte. Non c’è solo dolore per la tragedia, ma anche tanta rabbia. Soprattutto se si pensa che l’ingegnere Riccardo Morandi lo aveva preannunciato nel lontano 1979. Nel rapporto sulla sua costruzione a Genova fu chiaro e preciso soprattutto quando si trattò di parlare del materiale usato: “Penso che prima o poi, e forse già tra pochi anni, sarà necessario ricorrere a un trattamento per la rimozione di ogni traccia di ruggine sui rinforzi esposti, con iniezioni di resine epossidiche dove necessario, per poi coprire tutto con elastomeri ad altissima resistenza chimica”.

Una tragedia annunciata?

Non aveva dubbi, l’ingegnere Morandi, quando spiegava che la salsedine insieme a tanti altri fattori avrebbero presto compromesso la costruzione del ponte in un documento intitolato: “Il comportamento a lungo termine dei viadotti sottoposti a traffico pesante situati in ambiente aggressivo”.

“La struttura viene aggredita dai venti marini (il mare dista un chilometro) che sono canalizzati nella valle attraversata dal viadotto. Si crea così un’atmosfera, ad alta salinità che per di più, sulla sua strada prima di raggiungere la struttura, si mescola con i fumi dei camini dell’acciaieria (il vecchio stabilimento Ilva, ndr) e si satura di vapori altamente nocivi”.

Morandi ne era certo: il ponte non avrebbe avuto lunga vita

Era veramente soltanto questione di tempo? Possibile che nessuno abbia mai voluto intervenire per mettere in sicurezza il ponte Morandi? Se solo si fosse intervenuti nel chiuderlo e vietarne la circolazione, tutto questo non sarebbe mai accaduto. Tutte quelle persone sarebbero ancora vive e l’Italia non piangerebbe suoi fratelli scomparsi.

“Le superfici esterne delle strutture, ma soprattutto quelle esposte verso il mare e quindi più direttamente attaccate dai fumi acidi dei camini, iniziano a mostrare fenomeni di aggressione di origine chimica”. Morandi segnalava qualche falla nel “la perdita di resistenza superficiale del calcestruzzo”.

Chi ripagherà del dolore i familiari delle vittime? Quale cifra potrà mai risarcirli della perdita avuta? Non possiamo saperlo, perché forse niente potrà alleviare il dolore di chi paga gli errori dovuti alla negligenza di chi dovrebbe tutelarli.

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