Giuliano Ligabue, molto più che un chitarrista: “Il mio stile musicale tra jazz e swing”

L’interessante percorso artistico di Giuliano Ligabue che ci racconta la sua musica, le sue scelte stilistiche e i suoi nuovi singoli.

Giuliano Ligabue
Giuliano Ligabue, non solo chitarrista: “Il mio stile musicale tra jazz e swing” (Facebook)

La chitarra è senza dubbio lo strumento centrale della sua musica, ma Giuliano Ligabue è un artista versatile e dallo stile molto raffinato. Arrangiatore, compositore e cantante, esprime il suo talento nell’interpretazione dei brani più celebri dell’American Songbook ed è tra i pochissimi in Italia a suonare la chitarra a 7 corde. Noi di SoloGossip abbiamo voluto conoscere più a fondo questo artista in grado di rievocare con la sua voce da crooner le suggestive atmosfere di quelle magiche epoche.

Ciao Giuliano, vuoi presentarti ai nostri lettori?

<<Sono nato a Lodi, ho 42 anni e vivo a Piacenza. Sono un chitarrista, arrangiatore, cantante e compositore da circa vent’anni. La mia è una famiglia di musicisti e già all’età di sette anni ho iniziato a fare i primi accordi. Da grande, per un periodo, ho svolto anche un lavoro più ‘normale’, facevo l’impiegato, ma ho rinunciato per dedicarmi alla musica, la mia vera passione. Sono anche un docente, insegno in scuole private. Ora ovviamente faccio lezione online, ma è una modalità che già sfruttavo ampiamente per le lezioni private all’estero>>.

Raccontaci il tuo stile musicale: come si caratterizza il tuo percorso? 

<<Porto avanti la tradizione americana, il mondo del jazz e dello swing da Frank Sinatra ai giorni nostri. Spesso vengo accostato a Michael Bublé per il timbro vocale abbastanza simile. Parallelamente mi dedico anche a comporre, sempre in questo ambito. Ad esempio, nel 2019 ho pubblicato un album, “Ci può stare”, con sei inediti in italiano. Ha rappresentato una svolta rispetto ai due album precedenti>>.

Ecco, parlaci un po’ di questi due album: quando li hai pubblicati e che tipo di lavori sono?

<<Verso il 2009/2010 ho iniziato ad esibirmi come solista o comunque in formazioni in cui ero io il leader. Poi nel 2013, con il trio che avevo fondato all’epoca, ho fatto una sorta di omaggio allo stile musicale di Nat King Cole: eravamo un trio senza batteria, proprio come si esibiva lui agli inizi della sua carriera. L’album si intitola “Swing Affair”. Da lì hanno avuto inizio varie collaborazioni con importanti artisti del panorama musicale italiano e internazionale come il pianista americano John Colianni, membro della band di Woody Allen. Con lui nel 2016 ho fatto un tour a Londra: due settimane molto intense, un’esperienza straordinaria>>.

Quando e come è nata la collaborazione con Colianni?

<<E’ iniziata nel 2014, io partecipavo come cantante e chitarrista ad un concorso online che si chiama “Made in New York jazz competition”. Non vinsi, ma Colianni mi aveva notato e mi scrisse su Facebook dicendomi che da lì a poco sarebbe venuto in Italia per un tour e che avrebbe voluto suonare con me. Per me era un sogno che si avverava. Siamo rimasti in contatto e ci siamo esibiti insieme anche quando è tornato in Italia due anni dopo. Poi l’ho raggiunto a Londra, dove abbiamo suonato in club esclusivi, soprattutto al famosissimo Boisdale. Un ottimo banco di prova devo dire!>>.

Nel 2016 arriva anche “Live at Summertime in Jazz”.

<<Sì, è stato un progetto innovativo, registrato dal vivo insieme alla Swing band durante il Festival Jazz a Piacenza. Le sonorità sono molto diverse da quelle di “Swing Affair” che erano decisamente più soft. Inoltre qui non eravamo un trio ma una mini orchestra di otto elementi, con quattro fiati, la batteria, ecc. In questa occasione ho fatto per la prima volta degli arrangiamenti per una formazione più grande, fino ad arrivare a realizzare arrangiamenti per band fino a venti elementi. Il disco è andato abbastanza bene anche in radio nonostante inizialmente dovesse essere solo un ricordo di quella serata dal vivo>>.

E riguardo alla tua attività di compositore? E’ iniziata proprio in quel periodo, no?

<<Diciamo che essendo molto importante l’improvvisazione nel jazz, fino ad allora mi ero sempre dedicato marginalmente alla composizione. Era un lavoro che facevo per me più che altro. Nella creazione di un brano, io ho sempre fatto tutto tranne i testi, quindi avrei dovuto trovare un collaboratore con cui trovare una buona intesa. Poi c’è stato l’incontro con il paroliere Massimo Boeri e la collaborazione è sfociata nel terzo album, “Ci può stare” del 2019. Sono dodici brani di cui sei cover di classici riarrangiati (Sting, Elvis Presley, ecc.) e sei inediti in italiano come accennato prima. Devo dire che abbinare sonorità jazz a testi in italiano è abbastanza complesso>>.

Se dovessi spiegare queste difficoltà ai non esperti?

“L’adattamento di sonorità jazz o swing a testi in italiano è un lavoro che ha pochi precedenti illustri, ti dovrei citare Renato Carosone! E’ veramente difficile essere originali anche nel rapportarlo ai giorni nostri perché si rischia facilmente l’effetto “parodia”. Non a caso il titolo “Ci può stare” rappresenta un’espressione tipica di oggi. Il linguaggio è molto importante, deve essere attuale ma riuscire al contempo ad incastrarsi coi brani”.

Nel 2020 hai pubblicato un Ep, “This Happy Rhythm” che ospita il sassofonista Mattia Cigalini e a fine anno è iniziato il tuo progetto che prevede un singolo al mese. Vuoi parlarcene?

<<Dunque, a dicembre 2020 è uscito il singolo natalizio “Winter Wonderland”. Dato l’ottimo riscontro, mi è venuta l’idea di un singolo al mese. A gennaio, anche in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, ho voluto fare una versione del famoso brano “Quando” di Pino Daniele in versione bossa nova. La mia rielaborazione è rigorosamente in italiano, proprio perché non mi andava di ‘sporcare’ questo pezzo che per me è un capolavoro con un accento non credibile. Devo dire che gli ascolti su Sportify sono soddisfacenti, soprattutto dall’estero. “When I fall in love”, uscito a febbraio, è un omaggio a Nat King Cole: ne propongo una versione molto semplice, voce e chitarra, per evitare di scimiottare l’originale. A marzo ho riarrangiato “The way you make me feel” di Michael Jackson. Ne ho fatto una versione per big band, molto ballabile: ogni tanto mi piace sperimentare>>.

E per aprile? Cosa bolle in pentola?

<<Il 16 uscirà un omaggio a Frank Sinatra, la versione bossa nova del suo celebre “Strangers in the Night”. Vorrei continuare a pubblicare un singolo al mese per tutto il 2021 e poi magari raggrupparli tutti in un album. La cosa fondamentale è essere originali, realizzare cover che non sono state già fatte da altri e riuscire sempre  a mettere il tuo tocco personale>>.

Giuliano Ligabue
Giuliano Ligabue, molto più che un chitarrista: “La mia musica tra jazz e swing”

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